Katsushika Hokusai

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Chi non conosce il dipinto su tela “La grande onda di Kanagawa” oppure “Il Fuji rosso”? Si tratta di opere che probabilmente oggi si conoscono quasi esclusivamente per la loro presenza nei ristoranti sushi, eppure non dobbiamo ad essi la notorietà di queste tele. Si tratta del pittore Katsushika Sori, che successivamente scelse il nome d’arte Katsushika Hokusai (che significa “studio della stella polare”). Nato fra il 31 ottobre e 1° novembre del 1760, a Edo, morì all’età di 88 anni, 10 maggio 1849, a Tokyo. Un artista giapponese che, seppur oggi è poco noto fra gli studi scolastici occidentali, è stato invece molto importante fra gli studi Europei dei secoli dopo tanto che personaggi come Van Gogh, Monet, Picasso, Gauguin, Degas, Toulouse-Lautrec e altri ancora, devono in realtà la loro carriera e le loro opere a lui, a cui si sono ispirati per molti anni della loro vita. Hokusai ispirò pittori ma anche musicisti, tant’è che Debussy realizzò 3 schizzi sinfonici intitolati La mer ("Il mare") ispirandosi a “La grande onda” di Hokusai, nel 1905.
D’altronde Hokusai è anche considerato il padre del manga moderno, cioè colui che ha ispirato lo stile di manga che conosciamo oggi. Infatti all’età di 36 anni pubblicò numerose opere tra cui la serie di 15 volumi Hokusai Manga, un insieme di immagini di vita quotidiana che parevano rappresentare un prima e un dopo, un susseguirsi di eventi che accadevano nel tempo, insieme di opere che poi ha ispirato la creazione del fumetto che conosciamo oggi, ossia un insieme di immagini che raccontano una storia, un prima e un dopo.
Pittore e xilografo, imparò l’arte già dall’età di 6 anni, Hokusai iniziò la sua carriera artistica vera e propria a 15 anni come incisore di legno e frequentò vari corsi, negli anni studiò con vari maestri per apprendere quanto più possibile. Durante la sua vita cambiò numerose volte il suo nome, si dice addirittura più di 30 volte, com’era comune fare all’epoca sino a trovare il proprio nome ideale. Infine adottò questo nome d’autore che conosciamo oggi all'età di 34 anni e, da allora, non smise più di creare arte firmata “Hokusai”. Il nome Hokusai significava “studio della stella polare” ma è anche la figura della Divinità buddhista “Myoken”, Divinità che a quanto pare Hokusai aveva molto a cuore, che venerava sin dalla nascita, e a cui si ispirava e ne era devoto tanto da voler essere associato a quel nome perché gli portasse fortuna.
Si trattava di un artista vero, ispirato da visioni e sogni che ogni notte viveva e riportava poi sulle sue opere incise, credeva che l’arte si sviluppasse negli anni e quanto più ci si allenava più si saliva di livello nell’arte. Era nota la storia che Hokusai desiderava vivere sino all’età di 130 anni, perché desiderava raggiungere il livello massimo della sua arte, obiettivo che reputava non aver ancora raggiunto. D’altronde le sue opere non derivavano da semplici sfoghi artistici o copiature di terzi, come facevano tanti altri artisti dell’epoca, ma derivavano da sue visioni, diurne e notturne, tanti sogni e anche incubi, che celavano dietro di essi anche tanta Verità.
All'età di 74 anni lasciò impressa una sorta di “'testamento spirituale” nel quale affermava che a 100 anni avrebbe raggiunto una capacità di pittura tale da considerarsi divina, e quando avrebbe raggiunto i 110 anni le sue opere sarebbero state considerabili vive, tanto che “ogni linea e ogni punto del disegno avrebbe vissuto di vita propria”. Una cosa è certa, dentro ai suoi dipinti, Hokusai, imprimeva talmente tanta energia che sì, potevano sembrare vive.
Hokusai visse lunghi periodi della sua vita molto poveri, e dobbiamo pensare al fatto che nel 2019 una sua opera è stata venduta ad oltre 1 milione di dollari. Tutto questo ci ricorda che la vita degli artisti non ha alcun valore, perché solo una volta che essi muoiono qualcun altro si appropria delle loro arti e le rivende, come fossero sue, guadagnando addirittura milioni di dollari.
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Ma Hokusai come tanti altri artisti non visse affatto nel lusso e nella spensieratezza, anzi, venne sfruttato non solo quand’era in vita, ma anche dopo la sua morte: ad oggi qualcun altro guadagna delle sue opere, ma lui non ci guadagnò niente rispetto a ciò che avrebbe meritato.
Nel settembre 2017 è stato pubblicato un film/documentario sulla vita e storia di Hokusai che personalmente vidi non appena uscito, documentario che ho apprezzato molto perché racconta la storia di Hokusai e permette di notare dettagli dei quadri di Hokusai molto acuti e interessanti. Ne consiglio sicuramente la visione.
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Angel Jeanne

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